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Intervista su CCTV, emittente cinese

Link all’intervista su CCTV

I meccanismi di propaganda si basano su esagerazione, deformazione e occultamento di notizie.
Parallelamente, la semplificazione ha il sopravvento sulla complessità, mentre la ripetizione di uno stesso concetto, basato sull’odio di un nemico, contribuisce ad attivare quelle emozioni che interferiscono con la razionalità.
Dobbiamo tenerne conto quando leggiamo una notizia, da qualsiasi parte del mondo ci troviamo.
Parallelamente, dovremmo restare critici, condannando tutti quei meccanismi mediatici, politici ed economici che contribuiscono a generare guerre.
Ci sarebbe tanto da dire in merito ma, a livello mediatico, mi limito a ricordare quanto i numerosi false flag della storia più recente abbiano legittimato nell’opinione pubblica bombardamenti e uccisioni di civili.
Osservando la drammaticità della situazione attuale, temo dunque il lavoro di propaganda volto a suscitare nelle persone livelli di odio e indignazione tali da legittimare ulteriori armamenti o azioni militari. Domenico Losurdo chiamava questa disposizione interiore “terrorismo dell’indignazione”.
Viviamo in un mondo in cui otto anni di guerra in Donbass sono stati resi un fantasma, un mondo in cui la distruzione dell’Iraq è stata legittimata da armi di distruzione di massa rivelatesi inesistenti.
Consapevoli del fatto che le notizie vengono date perlopiù a una sola voce e che la dialettica sta scomparendo, una delle poche terribili certezze che abbiamo, confermata sia da fonti russe che ucraine, è che i civili ucraini sono rimasti intrappolati in diverse città.
Ciò è inammissibile.
In una situazione come questa, consegnare altre armi significa dunque andare ad aggravare un conflitto già devastante, che rischia di trasformarsi in una catastrofe ancor più grave.
Per questo ripeto, se abbiamo realmente a cuore le vite dei nostri fratelli e delle nostre sorelle, se vogliamo che il conflitto non si espanda ulteriormente, diciamo no alla guerra, diciamo no all’armamento.
Se vogliamo che non ci siano altri morti, la soluzione diplomatica deve essere l’unica via percorribile.
Dobbiamo crederci.
Nell’intervista con l’emittente cinese China Central Television, il giornalista a un certo punto mi ha detto che quando si opera per il bene, questo alla fine emerge sempre.
Le sue parole mi hanno stupito, sono parole che non si usano più, ma in fondo credo abbia ragione.
Dobbiamo credere che sia veramente così.


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